Un articolo della giornalista Daniela Mambretti

Libera da sentimenti bloccati e da emozioni represse, ma anche da traumi come lutti, eventi violenti e malattia. E’ la Danza Meditativa, una magica sinergia tra musica, movimento e presenza mentale. La sua origine è antichissima, ma ancora oggi si rivela un potente percorso di guarigione del corpo e dell’anima. Le energie che muove attraversano l’unione di corpo –spirito – anima, delicata combinazione e primo oggetto di disarmonia, preludio di malattia. L’essere viene liberato e riequilibrato, affinché chi danza possa ritrovare la propria consapevolezza e la propria autostima.

Chi ha subito una grave perdita o ha dovuto affrontare una malattia, spesso, non riesce più a ritrovare il senso della propria esistenza. La danza Meditativa, praticata in cerchio, quindi sempre con il supporto di un gruppo, riesce a infondere nuove motivazioni e insperata fiducia a chi si sente solo e perso. I passi sono semplici, le coreografie minimali, proprio perché è importante concentrarsi sul proprio sentire, mente i movimenti si intrecciano armoniosamente nella musica. “Ascoltando e condividendo il ritmo con il cerchio danzante, le emozioni riaffiorano, si liberano e liberano chi ne è sopraffatto, svelando una nuova via di consapevolezza e di guarigione”, spiega Joyce Dijkstra, insegnante di Danze meditative e autrice del libro “Nella danza sei tu”. Si danzava meditando già nell’antica Grecia, quando la dimensione quotidiana e quella divina si incontravano nella danza Kore, dedicata all’eterno fluire delle quattro stagioni, nell’antico Egitto, e un grande contributo è dovuto alla corrente mistica ebraica detta chassidismo. Fondamentale è il valore attribuito al simbolo del cerchio, rievocato dalle figure e dai movimenti espressi nell’azione, che rappresenta l’unità, l’ambiente sicuro e protetto, confortevolmente favorevole al processo terapeutico. Inoltre, il ritmo crea un fenomeno di risonanza con i ritmi corporei come quello del polso, della respirazione, delle onde cerebrali e ormonali. Un ulteriore elemento è dato dal contatto fisico non aggressivo con gli altri componenti del cerchio che si scioglie nell’espressione di un linguaggio sottile. “L’unione tra musica, movimento e condivisione facilita il contatto con un livello emotivo profondo, in grado di favorire l’esternazione di sentimenti bloccati, come rabbia, tristezza, paura o desolazione fortemente radicati nell’essere a causa di disagio”, sottolinea Joyce. Molto importante è anche la pertinenza delle danze e delle musiche scelte in funzione di quanto accade in natura o nel momento in cui si praticano. Nel periodo dell’Avvento, per esempio, il tema portante è la luce angelica, intesa come speranza, la stessa che ciascuno di noi può portare all’altro, facendosi angelo, con semplici gesti testimoni di cure e vicinanza. La musica sacra popolare, come “Navidad Nuestra”, di José Carreras, accompagna u i passi di un cerchio umano che cerca pace e energia da dispensare con pensieri dii generosa espansione.