La Danza come Preghiera

Vorrei pregare con tutto il mio essere: donarmi al Divino con il corpo, la mente, l’anima. Il collegamento con la musica ed il movimento, nello spazio e nel tempo, possono farmi sentire il “qui ed ora” ed al tempo stesso l’eternità. Lasciarsi ispirare nel corpo attraverso la musica vuol dire per me non solo pregare, ma diventare preghiera con tutta me stessa”. Joyce

LA DANZA espressione di sé e della preghiera

Nella Bibbia la danza è preghiera: l’uomo rende lode a Dio nella sua unità di anima e corpo. Fin dai tempi antichi la danza rappresenta, in diverse culture, un modo di pregare senza parole, ritrovando quell’unità tra mente, corpo e spirito che oggi troppo spesso sembra perduta. Nella ripetizione di pochi, semplici passi si genera uno stato di attenzione consapevole, che diventa pura preghiera quanto più il corpo si muove quasi automaticamente in sintonia con la musica. Danzare significa muoversi nello spazio, e in questo modo ci si armonizza con il creato.

Nel contesto religioso o liturgico la danza non è fine a se stessa, ma è un mezzo per comunicare tematiche, per incontrarci e capire i diversi simboli religiosi.

La gestualità corporea nella preghiera era già diffusa nel cristianesimo delle origini. Anche i monaci cristiani la utilizzeranno. Ma la gestualità, o meglio la danza, è presente anche nelle Sacre Scritture dell’Antico Testamento, dove troviamo un termine, hag, che indica la danza in cerchio attorno al luogo sacro. Si veda per esempio Esodo 15 (dopo il “Canto del mare” di Mosè, vi è la danza di Miriam) e 2 Samuele 6,14 (“Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Ora Davide era cinto di un efod di lino”). Il movimento e la musica sono una forma di espressione frequentemente utilizzata per ringraziare e lodare Dio perché, se il corpo è il tempio di Dio, pregare con il corpo rappresenta una lode a Dio con tutto il proprio essere.

La danza è anche un percorso interiore: Il Salmo 150 ci aiuta a comprendere questa dimensione. “Alleluia, Gloria al Signore, Tutto quello che ha respiro lodi il Signore”. La danza è un percorso che porta alle radici più profonde del nostro “essere” là dove ci sentiamo collegati con “tutto quello che esiste”. E’ un’ esperienza che porta la persona ad aprirsi alla vita che la circonda e la spinge a restituire danzando quello che ha ricevuto da Dio, lodandolo nella proprio totalità di corpo, mente e anima.

 

L’aspetto sacro della danza mi ha portato a interessarmi in modo particolare a San Francesco d’Assisi e al suo invito all’unità con la natura e con tutti gli esseri che rappresenta una forma altissima di spiritualità. La sua preghiera della pace, danzata, è un verso percorso di luce. Una cultura della pace non si sviluppa da sola ma deve darsi una forma, attingere alla vera sorgente dell’essere: “O Signore, fa di me uno strumento della tua pace”.

 

DANZIAMO IL VANGELO DELLA PACE E DELLA COMPASSIONE, anche verso noi stessi.

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