La Danza come Preghiera
LA DANZA espressione di sé e della preghiera
Nel contesto religioso o liturgico la danza non è fine a se stessa, ma è un mezzo per comunicare tematiche, per incontrarci e capire i diversi simboli religiosi.
La gestualità corporea nella preghiera era già diffusa nel cristianesimo delle origini. Anche i monaci cristiani la utilizzeranno. Ma la gestualità, o meglio la danza, è presente anche nelle Sacre Scritture dell’Antico Testamento, dove troviamo un termine, hag, che indica la danza in cerchio attorno al luogo sacro. Si veda per esempio Esodo 15 (dopo il “Canto del mare” di Mosè, vi è la danza di Miriam) e 2 Samuele 6,14 (“Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Ora Davide era cinto di un efod di lino”). Il movimento e la musica sono una forma di espressione frequentemente utilizzata per ringraziare e lodare Dio perché, se il corpo è il tempio di Dio, pregare con il corpo rappresenta una lode a Dio con tutto il proprio essere.
La danza è anche un percorso interiore: Il Salmo 150 ci aiuta a comprendere questa dimensione. “Alleluia, Gloria al Signore, Tutto quello che ha respiro lodi il Signore”. La danza è un percorso che porta alle radici più profonde del nostro “essere” là dove ci sentiamo collegati con “tutto quello che esiste”. E’ un’ esperienza che porta la persona ad aprirsi alla vita che la circonda e la spinge a restituire danzando quello che ha ricevuto da Dio, lodandolo nella proprio totalità di corpo, mente e anima.
L’aspetto sacro della danza mi ha portato a interessarmi in modo particolare a San Francesco d’Assisi e al suo invito all’unità con la natura e con tutti gli esseri che rappresenta una forma altissima di spiritualità. La sua preghiera della pace, danzata, è un verso percorso di luce. Una cultura della pace non si sviluppa da sola ma deve darsi una forma, attingere alla vera sorgente dell’essere: “O Signore, fa di me uno strumento della tua pace”.
DANZIAMO IL VANGELO DELLA PACE E DELLA COMPASSIONE, anche verso noi stessi.